Papa Francesco torna a richiamare l’attenzione su disabili, anziani e malati. Dopo il videomessaggio del Terzo Festival della Dottrina Sociale della Chiesa a Verona, il Pontefice ha voluto affrontare di nuovo questo tema in un messaggio per il Presidente della Pontificia Accademia per la Vita,Monsignor Carrasco De Paula, in occasione dell’Assemblea generale dell’Accademia stessa. “La situazione socio-demografica dell’invecchiamento – ha scritto il Pontefice – ci rivela chiaramente l’esclusione della persona anziana, specie se malata, con disabilità, o per qualsiasi ragione vulnerabile.

Si dimentica, infatti, troppo spesso che le relazioni tra gli uomini sono sempre relazioni di dipendenza reciproca, che si manifesta con gradi diversi durante la vita di una persona ed emerge maggiormente nelle situazioni di anzianità, di malattia, di disabilità, di sofferenza in generale”.

In un altro passo del messaggio, Papa Francesco ha lanciato un’esortazione a non lasciare sole le persone che soffrono per via di un handicap o a causa di una malattia. “La salute – ha scritto il Pontefice – non è di per sé garanzia di felicità: questa, infatti, può verificarsi anche in presenza di una salute precaria. La pienezza a cui tende ogni vita umana non è in contraddizione con una condizione di malattia e di sofferenza. Pertanto, la mancanza di salute e la disabilità non sono mai una buona ragione per escludere o, peggio, per eliminare una persona; e la più grave privazione che le persone anziane subiscono non è l’indebolimento dell’organismo e la disabilità che ne può conseguire, ma l’abbandono, l’esclusione, la privazione di amore”.

Il Pontefice, infine, ha ribadito anche il grande valore dell’accoglienza e della solidarietà, due fondamenti che dovrebbero sempre ispirare la realtà in cui viviamo. “Una società è veramente accogliente – ha concluso Papa Francesco – nei confronti della vita quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità, nella malattia grave e persino quando si sta spegnendo; quando insegna che la chiamata alla realizzazione umana non esclude la sofferenza, anzi, insegna a vedere nella persona malata e sofferente un dono per l’intera comunità, una presenza che chiama alla solidarietà e alla responsabilità. È questo il Vangelo della vita che, attraverso la vostra competenza scientifica e professionale e sostenuti dalla Grazia, siete chiamati a diffondere”.

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