“Bergoglio ci ha insegnato a vivere come gli ultimi, a portare la parola di Dio condividendo la quotidianità dei villeros senza privilegi”. Non ha dubbi Josè Maria di Paola, meglio conosciuto come Padre Pepe, prete di frontiera, che da 20 anni porta l’opera di evangelizzazione nella baraccopoli di Buenos Aires, quando parla di Papa Francesco. In una intervista rilasciata al Resto del Carlino, in occasione della sua partecipazione al Meeting di Rimini, racconta il suo rapporto con l’ex cardinale della Capitale argentina e definisce il suo amico di sempre, arrivato in cima alla gerarchia ecclesiastica, “un rivoluzionario”.

 

“Jorge Maria Bergoglio ha cambiato le prospettive del potere – ha dichiarato padre Pepe, cinquant’anni, barba incolta e capelli lunghi, al giornalista che lo ha intervistato -. A Buenos Aires Plaza de Mayo incarna il cuore della capitale, non ci sono soltanto i palazzi del potere, c’è anche la cattedrale”.

La sensibilità verso gli ultimi ha spinto Bergoglio, quando era ancora cardinale in Argentina, ad abbracciare con entusiasmo il progetto di “Mama Osa”, portato avanti da padre Pepe nel barrìo Villa 21, come lo stesso di Paolaha raccontato a Osa News. “Con la sua attenzione continua alla nostra opera nelle baraccopoli, ma anche con la sua presenza tra gli ultimi, Bergoglio ha spostato il centro della città nelle periferie – ha ribadito poi al Resto del Carlino -. Per questo dico che il Papa è un villeros”.

È proprio sulla conversione dei valori legati al centro e alla periferia che si concentra il ricordo più grande di don Pepe rispetto al nuovo pontefice. “Ci ha insegnato a cogliere la straordinaria religiosità che sa esprimere il popolo – ha continuato-, una ricchezza spirituale e culturale sorprendente, ma anche guardare al povero con uno sguardo diverso, non solo come persona che ha bisogno di un aiuto materiale, ma anche che può insegnarti qualcosa. Centro e periferie possono integrarsi se il centro riesce a cogliere i valori delle periferie”. 

A Bergoglio padre Pepe deve la propria vita. Come lui stesso racconta, dopo essere stato a lungo nella baraccopoli della Capitale argentina, ricevette una serie di minacce di morte da parte dei trafficanti di droga della zona. Ne parlò con Papa Francesco, che denunciò pubblicamente la vicenda, puntando il dito contro i “potenti mercanti delle tenebre” e provocando l’intervento delle autorità. Ora che padre Pepe è tornato a Buenos Aires, continua la sua opera di opera di lotta alla povertà e di evangelizzazione. “La presenza della Chiesa, come ci ha insegnato Begoglio – ha concluso padre Pepe – dove c’è miseria e disagio sociale, si è dimostrata trasformatrice”.

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