“La cooperazione sociale a componente medica può rappresentare una nuova possibilità concretamente data alle Asl per sviluppare una vasta area di attività e servizi territoriali, la cui efficacia assistenziale e capillarità di offerta dipendono, in larga misura, dall’impegno operativo, propulsivo, di coordinamento e controllo dei medici di medicina generale opportunamente associati”.

È quanto ha affermato il presidente di FederazioneSanità e di OSA, Giuseppe Milanese, intervenendo al convegno “Il nuovo Patto della Salute e gli articoli correlati alle cure primarie”, organizzato dalla Simg (Società italiana di Medicina generale) a Capri.

Nel corso della manifestazione, che si è svolta dal 25 al 27 settembre, i principali attori del settore si sono confrontati sul tema della cooperazione fra medici di famiglia. Si tratta di un tema di grande attualità, soprattutto alla luce del fatto che nel nuovo assetto, delineato dal Patto della Salute 2014, verranno privilegiate forme organizzative estese e complesse nell’erogazione delle cure primarie.

Proprio nell’ottica della riorganizzazione della medicina territoriale, questo tipo di cooperative possono svolgere un ruolo fondamentale. “I medici aggregati in cooperativa – ha detto Milanese nel corso del suo intervento – non sono solo centri di offerta ma anche centri di responsabilità, in grado di poter svolgere, in una logica di complessiva presa in carico dei bisogni socio-sanitari, attività di carattere prestazionale e attività di governo della domanda, soprattutto in un ambito caratterizzato dalla multidisciplinarietà, come l’assistenza alla persona in un contesto ambulatoriale, domiciliare e residenziale”.

Nel corso del suo intervento, il presidente Milanese ha ribadito anche i punti di forza della filiera cooperativa della Salute, che in questi anni ha confermato la sua vocazione anticiclica. Nonostante la crisi economica, infatti, questo settore è stato in grado di crescere sia in termini di fatturato che di posti di lavoro.

“Un corretto utilizzo dello strumento cooperativistico – ha aggiunto il presidente di FederazioneSanità – consente anche allo Stato di usufruire dei vantaggi che esso stesso concede e di conseguire in termini di pubblica utilità il bene “Salute” in modo più vantaggioso ed equo. Si tratta inoltre di una struttura estremamente concorrenziale che quindi garantisce la massima assistenza a parità di risorse e il miglior risultato in termini di salute per gli assistiti, come anche di soddisfazione per gli stessi. Il modello della cooperativa, infine, permette anche una maggiore trasparenza nella misurazione delle risorse e la loro trasformazione in output (prestazioni) ma anche in outcome (salute)”.

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