Sguardo deciso, voce rassicurante e un accento che tradisce a malapena le sue origini. Non potrebbe essere altrimenti, visto che Hernan Amaro, infermiere di 38 anni originario del Perù, ha passato quasi un terzo della sua vita nel nostro Paese come operatore di Osa.

Hernan è uno di quei 293 “nuovi italiani” che fanno parte della Cooperativa. La sua avventura italiana inizia nel 2003, a diecimila chilometri di distanza da Roma.

 

È in quel periodo che Hernan, allora ventottenne, una Licencia in tasca (l’equivalente della nostra laurea vecchio ordinamento) in scienze infermieristiche, entra in contatto con Osa. “Lavoravo come infermiere nel pronto soccorso interno di una nota fabbrica di bevande analcoliche – racconta a Osa News l’infermiere, attualmente impiegato sul territorio dell’Asl Roma E -. Il contatto con la Cooperativa è arrivato tramite il Collegio italiano Raimondi, che aveva trasmesso in Perù la ricerca di infermieri per l’Italia. Non ci ho pensato troppo, ho studiato italiano per un anno e poi ho fatto le valigie“.

È l’inizio di un percorso che porta il giovane di Tarma (la sua città natale nel Perù centrale) a costruire la sua nuova carriera sulle basi di quella precedente: lo studio e l'assistenza. Durante il suo lavoro di operatore Adi, infatti, Hernan ottiene un master in prevenzione sui luoghi di lavoro presso l’Università di Tor Vergata. “La preparazione è una parte fondamentale di questo mestiere – sottolinea l’operatore -. È anche il mezzo più potente che abbiamo noi infermieri per dimostrare la nostra capacità agli assistiti, soprattutto nel domiciliare.La professionalità non ha nazionalità“.

Entrare nelle case delle persone, assisterle nella propria intimità, è un compito complesso. Ma lo è ancora di più per chi non è nato e cresciuto nella cultura italiana. Una difficoltà che Hernan conosce bene, dopo averla sperimentata di persona: “Mi è capitato, in un’occasione, di incontrare la diffidenza dei parenti di un’assistita. Ma grazie ad un intervento tempestivo, che ha evitato il ricovero, anche i più scettici si sono convinti della mia reale capacità di assistere al meglio il loro caro”.

“Del resto, anche questo è importante nell’assistenza domiciliare – continua Hernan -. La fiducia professionale che si instaura tra operatore e assistito è fondamentale. Può essere legittimo che i parenti non si fidino di un estraneo, ma il nostro lavoro è basato su principi scientifici: pochi lo capiscono da subito, ma tutti, dopo non molto, superano la diffidenza iniziale”.

L’esperienza, negli ultimi anni, ha portato Hernan a dare maggior valore ad un'altra parte del mestiere: laformazione delle nuove leve. Un dovere morale, professionale, ma anche una vocazione personale, un retaggio dei trascorsi accademici dell’infermiere. “Credo che l’iniziativa dei soci e dei lavoratori sia uno dei valori fondamentali per la Cooperativa – conclude l’infermiere -. Per questo mi sono confrontato più volte con i miei supervisori sul tema della formazione dei giovani sul campo, trovando grande disponibilità e un forte desiderio di garantire agli assistiti di domani dei professionisti in grado di garantire il miglior sostegno possibile”.

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