Dopo la riforma del sistema sanitario nazionale, il Regno Unito si prepara ad una nuova rivoluzione. Al centro dell’attenzione, dopo mesi di trattative che hanno portato alla revisione del marzo scorso, è finita una recente proposta sull’assistenza agli anziani.

Il Ministro della salute inglese Jeremy Hunt, infatti, ha dichiarato che ogni persona anziana in stato di necessità sarà affiancata da un operatore del sistema sanitario nazionale che sarà chiamato a coordinare tutti i bisogni socio sanitari dell’assistito. In altre parole, riceveranno (a partire dal 2014) una sorta di 'tutor' che si occuperà a tutto campo dei loro bisogni.

L’assistenza sanitaria per la terza età è recentemente tornata sul tavolo delle priorità del governo Cameron, che ha da poco annunciato l’introduzione di un tetto massimo di spesa per i servizi socio sanitari (compresa l’assistenza domiciliare) a carico degli utenti. Il limite è stato fissato a 72 mila sterline (circa 90 mila euro), ed è stato studiato per evitare un vero e proprio salasso, spesso insostenibile per milioni di persone.

“Gli inglesi hanno rivoluzionato il sistema sanitario, con una riforma mirata a ridurre le spese fisse lasciando intatti costi per il personale – ha spiegato a Osa News il dottor Marco Attardi -. Il governo britannico ha spostato l’asse dall’ospedale al territorio, concedendo il più alto finanziamento della sua storia alle attività Adi”.

Dopo l’abolizione dell’equivalente britannico di Regioni e Asl, infatti, il Governo Cameron ha deciso che saranno i neonati consorzi di medici generali ad occuparsi del finanziamento dei provider pubblici e privati. A questi verranno commissionate le prestazioni di assistenza domiciliare, specialistica e ospedaliera.

Un punto che ha già suscitato delle polemiche, in quanto metterebbe a rischio il rapporto di fiducia medico-assistito, a causa degli interessi dei dottori che si troverebbero a prescrivere prestazioni erogate da aziende private. “La riforma inglese pende molto dal lato commerciale, non si dovrebbe mai perdere di vista il paziente e i suoi bisogni – ha osservato Attardi -. Per certi aspetti è migliorabile, ma si deve puntare anche sulla formazione”.

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