Una delle prime cose che deve imparare chi vuole apprendere una lingua straniera è che per parlare quella determinata lingua, occorre anzitutto pensare in quella lingua. È facile quindi immaginare come chi conosca due o più lingue – e le parli frequentemente – faccia compiere al proprio cervello una sorta di costante ginnastica tra diverse forme linguistiche. Secondo uno studio pubblicato dalla rivista Neurology, proprio questo genere di allenamento comporterebbe un ritardo fino a 5 annidell’insorgere dei sintomi della demenza.
Lo studio, condotto in India su 648 persone a cui era stata diagnosticata demenza, ha dimostrato come nei casi di persone che parlano una sola lingua l’età media a cui sopraggiungono i sintomi è di 61 anni, mentre chi è in grado di parlare due o più lingue mostra i primi segni di demenza a 65 anni abbondanti. Un ritardo segnalato in diversi tipi demenza, dall’Alzheimer alla demenza vascolare e alla demenza frontotemporale.
Gli autori dello studio hanno sottolineato come il grado di educazione o acculturazione non sia una variabile determinate nel fenomeno riscontrato. Se in precedenza, infatti, altri studi avevano provato ad accostare il ritardo dell’insorgenza della demenza al grado di istruzione, molti dei pazienti esaminati da questa ricerca hanno riscontrato benefici dal multilinguismo pur senza aver ricevuto un’appropriata scolarizzazione. Un effetto positivo che persiste anche al mutare di altre variabili come precedenti casi di demenza in famiglia, tipo di lavoro o area di residenza.