Gli autobus italiani restano un tabù per le persone diversamente abili. Lo ha ribadito l’Unione Europea, che nei giorni scorsi ha avviato una procedura d’infrazione contro il nostro paese che non ha fatto abbastanza per garantire libero accesso ai trasporti a chi ha problemi di mobilità.

Secondo Bruxelles, infatti, nel nostro Stato i cittadini con disabilità non vedono rispettati i loro diritti di accesso al trasporto su bus. In particolare, l’Ue ci rimprovera di non non avere mezzi in grado offrire un servizio adatto i portatori di handicap, violando così le norme Ue sui diritti dei passeggeri disabili.

Ora l’Italia ha due mesi di tempo per dare risposte adeguate e non ritrovarsi davanti alla Corte di giustizia europea. L’avvio della procedura d’infrazione, dunque, potrebbe dare un’accelerazione al processo di rimozione delle barriere nei mezzi pubblici.

Ecco che cosa prevede, nello specifico, che cosa prevede il regolamento europeo sui diritti dei passeggeri nel trasporto effettuato con autobus (Regolamento UE n. 181/2011):

Non discriminazione basata direttamente o indirettamente sulla cittadinanza, in termini di tariffe e condizioni contrattuali per i passeggeri.

Trattamento non discriminatorio nei confronti di persone con disabilità e a mobilità ridotta nonché risarcimento finanziario per perdita o danni subiti dalle attrezzature per la mobilità in caso di incidente.

Norme minime sulle informazioni sul viaggio a tutti i passeggeri prima e durante il viaggio stesso, nonché informazioni generali sui loro diritti presso le stazioni oppure on line; ove possibile, tali informazioni sono fornite in formati accessibili a richiesta, per favorire le persone a mobilità ridotta.

Un sistema di trattamento dei reclami predisposto dai vettori e a disposizione di tutti i passeggeri.

Organismi nazionali indipendenti in ciascun paese UE con il compito di applicare il regolamento e, se opportuno, comminare sanzioni.

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