Il meglio della robotica italiana si incontra per l’ottava volta a Rome Cup, nella capitale dal 19 al 21 marzo, per fare il punto sulla branca dell’ingegneria che progetta macchine che aiutano l’uomo. Un aiuto tanto più prezioso quando viene in soccorso di persone che si trovano in condizioni di disabilità o dimobilità ridotta. È il caso delle creazioni presentate in questi giorni e messe a punto da realtà come il Bambino Gesù di Roma, il Campus Bio-Medico e l’Università della Tuscia.

Invenzioni che coniugano assistenza e alta tecnologia, a cominciare da “Wake up!” (letteralmente “Svegliati!”, ma anche “Alzati, tirati su”), l’esoscheletro messo a punto dal team dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma insieme all'Istituto DEIM-Ingegneria Industriale dell'Università della Tuscia, per consentire il movimento e la riabilitazione di caviglia e ginocchio ai piccoli pazienti che hanno subitodanni neurologici da ictus o da paralisi cerebrale infantile. “WAKE” sta infatti per “Wearable Ankle Knee Exoskeleton” (esoscheletro indossabile per anca e ginocchio) ed è una struttura mobile che agevola il movimento degli arti inferiori grazie a supporti che intervengono sulle articolazioni.

La collaborazione tra Campus Bio-Medico, la scuola superiore Sant’Anna di Pisa e altre realtà italiane e internazionali ha invece dato vita a “LifeHand 2”, una protesi che non solo si muove rispondendo agli impulsi del cervello, ma è anche in grado di trasmettere sensazioni tattili, consentendo quindi a chi la indossa di interagire col mondo circostante attraverso un’esperienza più completa. Il dispositivo è stato sperimentato con successo su Dennis Aabo Sorensen, paziente danese a cui era stata amputata la mano sinistra in seguito allo scoppio di un petardo.

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