“La storia del servizio di assistenza domiciliare alle persone affette da Aids è, al tempo stesso, la storia della Cooperativa e la storia di molti di noi: i soci lavoratori della prima generazione. Una curiosa convergenza che vede nel 1990 l’avvio concreto di un percorso lungo e significativo. È per questo che il servizio, oltre che per la sua natura unica e peculiare per la tematica che affronta quotidianamente, simboleggia la vita stessa di OSA e dà a molti operatori della prima ora un senso di appartenenza forte e consolidata nel tempo. Ancora oggi il servizio viene citato da molti di noi nelle occasioni importanti come il punto di inizio di una lunga storia che ci appartiene, ci ha formati, ci ricorda da dove siamo partiti e cosa via via abbiamo costruito. Quello che siamo oggi, in termini di professionalità acquisita ed esperienza, è da lì che nasce e prende avvio”. Giuseppe Taddeo, psicologo impegnato nella Divisone Sociale, è socio di OSA dal 1992. Una vita professionale e umana legata alla Cooperativa e al servizio AIDS sociale, il primo messo in piedi da OSA, la pietra angolare su cui la Cooperativa ha costruito una storia trentennale tutta da raccontare.
“Era il 1990 (successivamente nel 1992 nasceva il TAD sanitario a seguito della convenzione con la Regione Lazio) quando il servizio fece il suo esordio nel panorama dei servizi del Comune di Roma. È stato uno tra i primi in Italia ad affrontare la questione dell’AIDS – spiega Taddeo – che solo da pochi anni si conosceva. Era il tempo dell’allarmismo sociale per quella che da tutti era percepita come l’emergenza più temuta e dagli effetti catastrofici. L’AIDS faceva notizia, destava grossi timori ed era in primo piano nel dibattito sociale. Ricordo come, pur inesperti e giovani, abbiamo dato vita a un servizio nuovo che non poteva avere alcun modello di riferimento nel panorama di quelli esistenti al momento. Oltretutto, si trattava di entrare nel contesto più intimo e personale dell’utente, ovvero la sua casa, la sua famiglia, il suo ambiente più intimo. È sulla nostra pelle quindi che abbiamo modellato la metodologia più idonea e le strategie di intervento che rispondessero alle complesse problematiche che i primi utenti presentavano”.
Leggi l'intero articolo pubblicato sull'ultimo numero di giugno 2015 di OSA News