Le prescrizioni dei trattamenti per le persone diversamente abili non sono competenza esclusiva dei medici specialisti che operano nelle strutture pubbliche. Lo ha stabilito il Tar, accogliendo il ricorso contro il decreto della Regione Lazio 39/2012, che conteneva nuove norme in materia di non autosufficienza e disabilità.

A impugnare il provvedimento di fronte ai giudici erano state diverse associazioni, fra cui: l'Anffas Cisterna di Latina e la Federazione nazionale associazione famiglie e centri tutela minori.

Non è la prima volta che il decreto viene respinto dal Tribunale amministrativo del Lazio. Già nel novembre del 2013, infatti, i magistrati lo avevano rinviato alla Regione chiedendo di modificare un comma (il numero 2 del punto 5.1), che recita “L'accesso avviene tramite prescrizione del medico specialista di riferimento per la specifica disabilità, operante in struttura pubblica (ospedaliera o territoriale)”.

Secondo le associazioni, questa norma “squalifica di fatto le équipe delle strutture accreditate, attribuendo invece assoluta validità alla prescrizione fatta da un qualunque specialista esterno (ospedaliero o della Asl) anche se vede il paziente una sola volta e senza effettuare test”.

A seguito della prima bocciatura  il Commissario ad Acta aveva introdotto delle modifiche che però sono state considerate “elusive” dai ricorrenti. La Regione, infatti, aveva imposto l'utilizzo del ricettario del Servizio sanitario nazionale lasciando di fatto inalterato l'obbligo di ricorrere per le prescrizioni allo specialista pubblico. Per questo motivo è stato presentato il nuovo ricorso che nei giorni scorsi è stato accolto dal Tar del Lazio.

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