Sul sito del quotidiano l’intervento del presidente di Confcooperative Sanità e di OSA in vista del prossimo Festival dell’Economia Civile che si terrà a Firenze dal prossimo 28 settembre

Il Festival Nazionale dell’Economia Civile è arrivato alla sua 5ª edizione, che si terrà dal 28 settembre al 1 ottobre 2023 nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze. Tanti gli argomenti che, anche quest’anno, vedranno discussioni, tavole rotonde e lectio magistralis da parte dei relatori.

Tra i temi trattati, sia nelle scorse edizioni del Festival che in quella che è ormai alle porte, c’è sicuramente quello relativo alla sanità e alla cura della persona. Giuseppe Milanese è il Presidente di Confcooperative Sanità, una tra le realtà che organizza il FNEC.

A giocare un ruolo fondamentale, in ottica di economia civile, è la sanità di prossimità. «La nuova visione economica vede la casa come primo luogo di cura, come alternativa al percorso ospedaliero. L’occasione che l’Europa ci offre attraverso il PNRR è da non sottovalutare: deve essere colta e portare benefici agli italiani o rischia di andare sprecata. Noi confidiamo nell’intelligenza pragmatica del ministro Fitto, al quale abbiamo proprio recentemente consegnato un documento. Potrà essergli utile per realizzare un modello di presa in carico domiciliare continuativa che garantisca mediamente 15-20 ore al mese di assistenza per ciascun utente trattato, attraverso un mix di interventi di profilo sanitario, sociosanitario e sociale, gestiti da soggetti accreditati in grado di erogare in modo organico ed integrato i servizi. Nel nostro Paese abbiamo 14 milioni di anziani che hanno superato la soglia dei 65 anni, pari a un quarto della popolazione. Di questi, quasi 4 milioni presentano una condizione di non autosufficienza, poiché affetti da malattie croniche. Un milione vive peraltro in solitudine. E il 50% degli anziani non autosufficienti non gode né di assistenza sanitaria, né di assistenza sociale. Sono cifre che dovrebbero spaventarci, perché segnano un gap importante rispetto agli standard di civiltà raggiunti in quasi tutti gli altri Paesi europei occidentali passando dagli attuali quasi 460mila assistiti per 12 ore l’anno ad almeno un milione di anziani, presi in carico per 20 ore al mese. Così potremmo allinearci agli standard virtuosi».

Il Presidente di Confcooperative Sanità, poi, ha posto l’accento sul Servizio Sanitario Nazionale, che nel corso della pandemia da Covid-19 ha evidenziato delle debolezze strutturali. Secondo Milanese, al fine di avere una sanità di prossimità che funzioni, è importante «unire le forze tra medici di medicina generale, farmacie e cooperative socio sanitarie. In Italia i servizi sanitari sono erogati in uno schema “ospedale-centrico”. L’ospedale è un’istituzione sacrosanta che tuttavia patisce una duplice situazione di difficoltà. Da un lato i tagli progressivi che ne hanno via via depotenziato l’efficienza, dall’altro la sperequazione tra le regioni, tra il Nord e il Sud. Rivolgersi al pronto soccorso o ai reparti di medicina anche per affrontare le cronicità, ha come evidente conseguenza quella di gravare sul sistema tanto sul piano economico quanto su quello pratico, ingolfandolo e quindi peggiorandone il funzionamento complessivo. Abbiamo 5 milioni di giornate di ricoveri, di cui uno su tre è evitabile (circa 1,3 milioni) con un costo medio di ricovero pari a 700 euro al giorno (5.700 € per la durata media di un ricovero di 8 giorni). I risparmi varrebbero 7 miliardi, risorse che potrebbero invece essere spese in Long Term Care, sviluppando un’assistenza domiciliare vera, riducendo i trasferimenti monetari, migliorando e potenziando i servizi. Possiamo fare tutto questo creando anche nuova occupazione con 111.000 operatori specializzati».

FONTE REPUBBLICA.IT

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