Il presidente di Confcooperative Sanità, Giuseppe Milanese, ha portato la proposta e la visione di sistema del mondo cooperativo intervenendo questo pomeriggio alla IV edizione della Conferenza Nazionale sull’Assistenza Primaria, organizzata dall’Istituto Superiore di Studi Sanitari “Giuseppe Cannarella”. Un modello che dia finalmente risposte alle sfide delle cronicità e dia al Paese un sistema di assistenza primaria degna di questo nome.

 

“Questo virus ha messo in crisi un sistema che non era pronto per le cronicità e non possiamo dire che non lo sapevamo, se è vero che nel 2019 la World Health Organization ci aveva messo in guardia sulla fragilità del sistema di assistenza sanitaria primaria in Italia, in cui pesano l'invecchiamento progressivo della popolazione, la disomogeneità regionale e il ritardo nella digitalizzazione”.

 

Il Re è Nudo e ora bisogna agire. “Serve un nuovo paradigma di cura che passi dalle singole prestazioni all'integrazione dei servizi per una presa in carico dei bisogni sanitari complessi per gestire l'emergenza fuori dall'ospedale e per proteggere i nostri anziani”, ha affermato ancora Milanese sottolineando come la cooperazione, che oggi assiste quasi 7 milioni di persone in Italia grazie al lavoro di 409 mila professionisti, sia pronta a fare la sua parte per ridefinire le regole di assistenza domiciliare e residenziale.

 

“Bisogna traghettare l’ADI fuori dalla logica delle gare d'appalto e garantire ai cittadini qualità dei servizi e libertà di scelta puntando su un sistema di autorizzazione e accreditamento in ogni Regione” ha spiegato ancora il presidente di Confcooperative Sanità “valorizzando investimenti in competenze, professionalità e tecnologie degli erogatori”.

 

Anche per l'assistenza residenziale è fondamentale “uscire dal ‘silos’ isolato e ripensare un sistema basandolo su modelli innovativi di buona residenzialità, con protocolli e standard qualitativi elevati che abbiano continuità con l’assistenza domiciliare e favoriscano un’integrazione con gli altri setting”.

 

La via maestra è ancora nella proposta che Confcooperative Sanità porta avanti da anni: creare reti integrate per l'assistenza primaria che uniscano tra loro le competenze delle cooperative di medici, infermieri, farmacisti e operatori sociosanitari e siano in grado di garantire, anche con l'uso della tecnologia, una continuità reale tra ospedale e territorio.

 

“Per questo”, ha concluso Milanese “è indispensabile ridefinire un sistema di assistenza primaria sul paradigma delle 5 R, come andiamo dicendo da anni. Un sistema che abbia una regia unitaria, che definisca il disegno complessivo del sistema su tutto il territorio nazionale, che si basi su regole certe ed omogenee, che definisca ruoli chiari e che metta a disposizione dei cittadini reti territoriali multiprofessionali per la realizzazione di percorsi assistenza integrati in un quadro di partnership con il SSN. E, per finire, che offra la possibilità di avere rigore nella misurazione dei risultati non solo in termini di quantità di prestazioni, ma anche in termini di qualità degli esiti delle cure”. 

 

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