Anche se in Italia si spende poco per la sanità il settore raggiunge risultati complessivamente positivi, in linea con i paesi considerati ad alto reddito. Tuttavia è necessario promuovere l'adeguatezza delle cure e ridurre le differenze regionali perché non mancano le zone d'ombra per quanto riguarda l'assistenza a lungo termine e la prevenzione delle malattie non trasmissibili.

 

Questa in sintesi la fotografia scattata dall'Ocse, l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che ha pubblicato lo studio intitolato “Health Policy in Your Country”, una serie di schede sulle politiche sanitarie in 29 paesi europei e oltreoceano. In particolare, per l'Italia sono state individuate cinque criticità. La prima riguarda appunto la grande differenziazione dell'attività e dei risultati nell'assistenza a livello regionale. Nell'analisi si parla la disuguaglianza a livello regionale viene definita come “inefficiente e iniqua” e questo a causa di sbagliati meccanismi di gestione e di un bisogno di salute che viene disatteso dalle Regioni meno efficienti.

 

Per ovviare a questa situazione, l'Ocse suggerisce di “garantire un'applicazione più coerente delle politiche nazionali a livello regionale, ma anche sostenere le Regioni più deboli perché siano in grado di fornire un'assistenza di qualità al pari delle altre. Rafforzare la responsabilità con meccanismi di valutazione di performance anche amministrativa e migliorare l’uso delle risorse e degli incentivi”. Nello studio si evidenzia anche la necessità di “garantire la governance del sistema, educare il personale sanitario, applicare la diagnosi precoce delle infezioni resistenti e migliorare i servizi igienico-sanitari in ospedale”.

 

Le altre quattro criticità riguardano tutte il livello di salute e di assistenza che viene offerto nel nostro Paese. A partire dalla forte prevalenza di malattie croniche legata all’invecchiamento della popolazione e alla scarsità di assistenza a lungo termine (2% in Italia, fino al 4,5% in Olanda e Svizzera) per gli anziani più poveri. I numeri: i letti per questo tipo di assistenza in Italia erano 18,9 nel 2013, ma erano 49,7 in media nell’Ocse e addirittura 72,1 in Belgio.

 

Le altre criticità segnalate sono gli alti tassi di obesità infantile (36%), tra i più elevati dell’Ocse e l’eccesso di aumento di giovani che iniziano a consumare alcool in età sempre più precoce (nel 2002 a 15 anni erano il 37%, nel 2010 sono passati al 70%). Anche in questo caso, le indicazioni sono di sviluppare nuovi modelli di cure primarie più mirati ala prevenzione delle malattie croniche e alla gestione della fragilità in età avanzata, creando linee guida per la cura di pazienti anziani e con pluripatologie e migliorando il coordinamento tra il settore sociale e quello sanitario.  

 

Scarica e leggi l'analisi Ocse sulla politica sanitaria in Italia

 

Fonte: Quotidiano Sanità

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