Stimolando specifici punti della pianta dei piedi, i pazienti con morbo di Parkinson riescono a camminare meglio. È quanto emerge da uno studio condotto presso il Centro ricerca sul Parkinson e sui disturbi motori dell’Irccs San Raffaele di Roma, diretto da Fabrizio Stocchi. La tecnica, che prende il nome di Foot Mechanical Stimulation, si propone come strumento di riabilitazione attraverso la stimolazione del sistema nervoso periferico premendo specifici punti dei piedi

. La ricerca, che ha riguardato 20 pazienti, ha fatto registrare un generale miglioramento della sintomatologia, verificato anche attraverso la tecnica della “Gait Analysis“. Quest’ultima è una metodologia che analizza ladinamica del passo per mezzo dell’applicazione di sensori collegati a un sistema di telecamere computerizzate.

La terapia viene praticata con un apparecchio chiamato “Gondola”, una sorta di grossa scarpa che viene indossata dal paziente e che, tramite delle punte mobili, stimola le zone del piede che i neurologi hanno ritenuto capaci di portare giovamento ai pazienti affetti dal morbo di Parkinson. Durante l’esecuzione dei test le terapie farmacologiche erano state sospese. I risultati dello studio sono stati ritenuti interessanti soprattutto per questo. Nella pratica, infatti, hanno dimostrato che la stimolazione produce degli effetti positivi anche in assenza di trattamenti contemporanei. Inoltre, dopo l’uso della Gondola, le persone sottoposte a questo trattamento sembrano reagire in maniera più sensibile alla somministrazione dei farmaci che vengono usati per contrastare la rigidità muscolare.

Gli autori dello studio hanno sintetizzato i risultati della sperimentazione spiegando che, i soggetti presi in esame hanno mostrato un recupero del 25 per cento della funzionalità perduta rispetto ai pazienti non trattati. La misurazione è stata effettuata applicando una scala di valutazione che permette di valutare l’ambito dei sintomi riguardanti le capacità motorie. Gli stessi pazienti hanno mostrato un aumento dellavelocità di camminata pari al 27 per cento. In alcuni soggetti, inoltre, è stata evidente una migliore “qualità” del passo, intesa come l’abbassamento dei tempi che intercorrono tra un movimento dei piedi e l’altro.

Lo strumento potrebbe rappresentare una speranza per la riabilitazione dei pazienti parkinsoniani anche per il fatto che è possibile usarlo a domicilio con l’assistenza di personale infermieristico o grazie alla presenza difisioterapisti specializzati.

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