“L’obiettivo di questa Ricerca-Azione, organizzata dalla Direzione Sanitaria della Cooperativa OSA nel corso del 2015 e che si svilupperà anche negli anni successivi, è quello di identificare i bisogni dei caregivers che si occupano dei familiari in condizioni di non autosufficienza, così da raccogliere informazioni utili per poter intervenire attraverso la costruzione di una rete di terzo settore che vada ad integrare il welfare formale”. È quanto si legge nella premessa della ricerca sui caregivers presentata da OSA e pubblicata nella sezione 4 nel Bilancio Sociale 2015. “In questo lavoro – si legge ancora nel testo – ci occuperemo dei caregivers informali familiari, quindi di figli, coniugi e genitori di pazienti che OSA assiste a domicilio.

 

I caregivers informali in Italia sono ancora “invisibili” a livello istituzionale ma il loro aiuto e supporto risulta indispensabile per molte persone in difficoltà”. Il progetto si configura nei termini di una Ricerca – Azione, che connette al suo interno diversi obiettivi e finalità combinate alle esigenze conoscitive tipiche della ricerca sociale necessaria alla ricostruzione quanto più chiara e precisa del fenomeno d’interesse, ma anche ad un più diretto intervento sulle condizioni di vita dei caregivers ai quali essa si riferisce.

 

“Gli elementi più importanti che caratterizzano la Ricerca – Azione sono: l’idea che lo scopo della ricerca non sia soltanto quello di ampliare le conoscenze, ma di risolvere problemi che si presentano nell’ambito di una reale condizione; l’attenzione al contesto ambientale e alle dinamiche sociali, intese sia come possibili elementi del 'problema' che come risorse per il cambiamento; l’attenzione alla dimensione formativa della ricerca.

 

Adottando tale impostazione teorica anche gli obiettivi della nostra ricerca riproducono da un lato l’esigenza di raccogliere nuove informazioni sui bisogni dei caregivers, utili ai fini di una personalizzazione del servizio attraverso la costituzione di una rete di solidarietà che possa alleviare il carico delle famiglie, dall’altro la necessità di intervenire in maniera concreta nella difficile realtà di chi si occupa dei propri cari a domicilio, studiando in primo luogo la relazione d’aiuto tra il caregivers informale e il suo familiare assistito, per delinearne le problematiche emotive, socio-relazionali, logistiche e fisiche che ci si trova ad affrontare. Tutto ciò in una situazione di ricerca e formazione frutto della collaborazione tra OSA e diverse università sia pubbliche che private”.

 

Leggi il contributo pubblicato sul Bilancio Sociale 2015

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